San Pietro – il capo degli apostoli

(Studio biblico di Salvatore Marinò)

 

Conversione

Giovanni 1, 10-42

La Bibbia non dice nulla dell’esistenza di Pietro prima della sua conversione. Quindi non si inizia dalla nascita fisica, ma dalla nascita spirituale di Pietro.

L’esperienza di conversione di Pietro non fu un evento eclatante, come ad esempio la visione di san Paolo sulla via per Damasco.

La conversione di Pietro consiste in un semplice incontro con Gesù. Pietro fu condotto a Cristo dal fratello Andrea (Gv 1, 41-42).

Dal Vangelo si comprende che Pietro non fu il primo dei dodici apostoli a essere chiamato: Andrea, suo fratello, ebbe l’onore di conoscere Gesù per primo.

Andrea poté condurre Pietro a Cristo perché lo aveva conosciuto personalmente e voleva condividere questa gioia con il fratello. Preoccuparsi per la salvezza dei propri fratelli, ossia dei propri cari, è la prima responsabilità del credente nel proclamare il Vangelo. Le missioni iniziano in famiglia, ma non si fermano qui.

Quando trovò Pietro, Andrea gli disse: Abbiam trovato il Messia (Gv 1, 41). Il messaggio fu semplice e breve, ma comunicò a Pietro la notizia più importante in assoluto.

Quando Pietro si convertì, gli fu cambiato il nome. Prima di allora, il suo nome era Simone, ma da quel momento in poi sarebbe stato conosciuto come Pietro (Cephas in aramaico) (Gv 1, 42).

Devi notare che nella Bibbia i nomi riflettono il carattere e non sono una semplice etichetta per stabilire l’identità delle persone scelta dai genitori in base ai loro gusti.

 

 

 

 

 

Chiamata

Luca 5, 1-11

Pietro fu chiamato al servizio a tempo pieno alla fine di una giornata in barca (Pietro era un pescatore) insieme a Gesù sul mare della Galilea. Questa esperienza con Gesù servì per mettere Pietro alla prova in alcuni ambiti importanti della vita.

Nel momento in cui Gesù gli chiese di servirlo, Pietro era esausto, perché, invece di dormire, aveva lavorato per tutta la notte (Lc 5, 5).

La notte di pesca era anche andata male: non avevano preso nulla (Lc 5, 5). Ne deriva che, quando Gesù chiese il suo servizio, Pietro non era certo di buon umore.

Pietro offrì a Gesù il suo tempo e la sua barca affinché Cristo potesse predicare la sua Parola, così il Maestro restituì il favore dicendo a Pietro di calare le reti per pescare (Lc 5, 4).

Pietro rispose: Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò le reti (Lc 5, 5).

Questa risposta dimostra che Pietro era consacrato alla Parola di Dio, indipendentemente dalle circostanze.

Quando Pietro e i suoi uomini calarono le reti come aveva ordinato Gesù, presero una tal quantità di pesci che le reti si rompevano (Lc 5, 6).

Questo episodio è stato ribattezzato la pesca miracolosa. Il numero di pesci fu così grande che vennero riempite due barche, che stavano per affondare (Lc 5, 7). Quando Gesù benedice, lo fa con stile.

La pesca miracolosa causò l’umiliazione di Pietro, che si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, dipartiti da me, perché son uomo peccatore (Lc 5, 8). La grande potenza di Gesù colpì Pietro al punto da renderlo consapevole di essere indegno davanti a Cristo.

Così Gesù disse a Pietro: Sarai pescatore di uomini (Lc 5, 10). Questa promessa per il servizio è confermata anche dagli altri Vangeli sinottici (Mt 4, 19; Mc 1, 17).

 

 

 

 

Guarigione

Luca 4, 38-39

Non appena iniziato il servizio, Pietro fu testimone di un miracolo avvenuto proprio a casa sua.

Il fatto che Pietro avesse una suocera ci dice che l’apostolo era sposato (ma non si fa mai menzione del nome della moglie). Secondo la testimonianza di Clemente Alessandrino e di Eusebio, la moglie di Pietro successivamente subì il martirio e fu uccisa davanti al marito, le cui ultime parole rivolte alla moglie furono: Ricordati del Signore.

Gesù dunque sgridò la febbre e la febbre la lasciò (Lc 4, 39). La suocera di Pietro guarì dalla malattia subitamente. Così la donna si mise a servirli (Lc 4, 39).

 

 

Viaggio in barca

Matteo 14, 22-33

In questo brano possiamo distinguere le seguenti parti:

  1. L’ordine di salire in barca, v. 22-23;
  2. La tempesta in mare, v. 24-27;
  3. La supplica in mare, v. 28;
  4. La camminata sul mare, v. 29;
  5. L’affondamento in mare, v. 30;
  6. Il salvataggio dal mare, v. 30-31;
  7. Il rimprovero in mare, v. 31;
  8. La calma del mare, v. 32-33.

Riflessione: si dice che una volta, quando un uomo fece una grande richiesta ad Alessandro Magno, la sua richiesta fu immediatamente esaudita, e quando gli domandarono perché avesse esaudito così rapidamente la richiesta, Alessandro rispose che la richiesta lo aveva onorato perché era grande. La stessa cosa vale anche per Gesù, perciò la grandezza della richiesta di Pietro – camminare sulle acque – onorò Gesù.

Pietro iniziò bene camminando sull’acqua, ma dopo pochi passi cominciò ad affondare, perché vedendo il vento, ebbe paura (v. 30). Pietro chiese subito aiuto a Gesù, il quale stese la sua mano e lo prese, poi lo rimproverò: O uomo di poca fede, perché hai dubitato? (v. 31).

 

Confessioni di fede

Giovanni 6, 66-69; Matteo 16, 13-19

Le due confessioni di fede relative a Cristo, ispirate entrambe da domande poste da Gesù, furono fatte in due luoghi diversi: la prima confessione fu fatta a Capernaum (Gv 6), mentre la seconda fu fatta a Cesarea di Filippi (Mt 16, 13-19).

La confessione più lunga fu fatta a Capernaum, la famosa città sulla riva nord-occidentale del mare della Galilea, dove Gesù si fermò per qualche tempo durante il suo ministero e dove fece diversi miracoli. Questa confessione fu fatta dopo che Gesù insegnò alla moltitudine di essere il Pane della Vita (Gv 6, 27-65). Le persone però volevano cibi materiali e quando Gesù enfatizzò il pane spirituale i presenti mormoravano (Gv 6, 41), disputavano tra di loro (Gv 6, 52), si lamentavano che il parlare di Gesù fosse troppo duro (Gv 6, 60), e alla fine lo abbandonarono. Quindi Gesù si rivolse ai dodici chiedendo loro se volevano anch’essi andar via. È a questo punto che interviene Pietro e dice: Signore, a chi ce ne andremo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiam creduto e abbiam conosciuto che tu sei il Santo di Dio (Gv 6, 68-69).

La seconda confessione di fede di Pietro fu fatta a Cesarea di Filippi, pochi mesi dopo la prima fatta a Capernaum. Cesarea di Filippi si trovava nella parte settentrionale della Palestina, a circa 40 km a nord del mare della Galilea. Questa città era pagana, perché ai tempi dell’Antico Testamento era stata popolata dagli adoratori di Baal, e in seguito fu chiamata Paneion dai Greci in onore del dio Pan. Fu proprio in questa città che Pietro fece la sua confessione di fede.

Gesù chiese agli apostoli chi pensavano che fosse. L’unico a rispondere a questa domanda fu Pietro, che disse: Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente (Mt 16, 16).

Pietro, con quest’affermazione , dichiarò due verità fondamentali relative a Gesù: la sua Messianicità e la sua Deità.

Subito dopo, Gesù aggiunse a questa un’altra verità: E io altresì ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa (Mt 16, 18). Nota che questa è la prima volta che le Scritture riportano un discorso di Gesù sulla Chiesa. Poi Gesù aggiunse: E le porte dell’Ade non la potranno vincere (v. 18). Nota che la parola Ade indica il luogo dove dimorano i morti.

Alla fine, Gesù consegna a Pietro le chiavi del Paradiso: Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli (Mt 16, 19).

 

Commenti

Nei Vangeli non c’è nessun apostolo che parla quanto Pietro. Questo perché a volte Pietro era il portavoce dei 12 apostoli, ma anche a motivo del suo carattere, che possiamo classificare come tipo estroverso.

I vari commenti (anche un po’ inopportuni) dell’apostolo si trovano in Mt 15, 15; Lc 8, 45; Mt 16, 22; Lc 9, 33; Mt 18, 21; Lc 12, 41; Mt 19, 27; Mc 11, 21.

Da segnalare in particolare è il commento inopportuno seguito dal tremendo rimprovero di Gesù, che dice proprio a Pietro: Vattene via da me, Satana; tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini (Mt 16, 21-23).

Perché Gesù dice a Pietro Satana? Il Vangelo ci dice che Gesù aveva dichiarato ai discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrir molte cose. Così Pietro iniziò a rimproverarlo e a dirgli di non andare a Gerusalemme. Seguì il rimprovero severo di Gesù.

I commentatori di questo passo fanno notare che Pietro fu usato da Satana affinché Gesù non morisse sulla croce e compisse la sua missione (una teologia senza croce è considerato un pericolo per le nostre anime).

Altro episodio singolare è quello relativo alla trasfigurazione di Gesù, che prese in disparte Pietro , Giacomo e Giovanni, e li condusse sopra un monte, dove Gesù fu trasfigurato (Mc 9, 2-3). Insieme a Gesù apparvero Mosè ed Elia, così ad un certo punto Pietro disse: Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia (Lc 9, 33).

Anche questo è un commento negativo, infatti il Vangelo di Marco aggiunge: poiché non sapeva che cosa dire (Mc 9, 6).

Sebbene i commentatori non siano molto “carini” con Pietro, devo dire che questa richiesta non era proprio assurda. La festa delle Capanne era vicina ed era una delle celebrazioni principali della religione ebraica. Durante questa festa le persone portavano rami di palma, rami dalla verzura folta e salici dei torrenti (Lv 23, 40) e dovevano costruire delle capanne in cui dimorare durante la festa. Ciò si faceva per ricordare i tempi in cui Israele aveva vissuto nelle tende nel corso dei quarant’anni nel deserto.

Detto ciò, pare dai Vangeli che l’osservazione di Pietro fosse poco opportuna.

 

La moneta e il pesce

Matteo 17, 24-27

Mentre Gesù e i suoi discepoli sostavano a Capernaum, gli ebrei che riscuotevano le didramme (una tassa religiosa) chiesero a Pietro: Il vostro maestro non paga le didramme? E Pietro disse di sì.

Il tributo in esame non era una tassa romana, bensì una tassa per mantenere il tempio di Gerusalemme che veniva pagata solo dagli ebrei. Si trattava di una tassa religiosa, non civile, che era stata istituita durante le peregrinazioni nel deserto, quando Dio aveva ordinato a Mosè di riscuotere mezzo siclo da ogni maschio dai vent’anni in su (Es 30, 11-16). All’inizio il tributo fu usato per il tabernacolo, mentre in seguito fu utilizzato per l’opera del Tempio.

Pietro rispose subito affermativamente alla domanda. Con la sua risposta, non voleva disonorare Gesù e non voleva metterlo in pericolo.

Dopo aver parlato con gli esattori, Pietro interrogò Gesù riguardo al denaro per il tributo. Gesù gli disse che per non dare scandalo doveva andare a mare, gettare l’amo e prendere il primo pesce, aprirgli la bocca, così avrebbe trovato una moneta (uno statere). Quindi con quella doveva pagare il tributo per sé e per Gesù (Mt 17, 25-27).

 

Crollo

La sera prima della crocifissione fu una brutta serata per Pietro, che durante questa notte visse i momenti più bui della sua vita e crollò spiritualmente.

Il grande crollo spirituale di Pietro, che culminò con il triplice rinnegamento di Gesù, fu simile al crollo di un grande edificio, perché avvenne gradualmente.

La notte buia di Pietro iniziò con l’episodio della lavanda dei piedi. Quando Gesù si avvicinò per lavargli i piedi, Pietro gli disse: Tu, Signore, lavare i piedi a me? (Gv 13,6). Pietro era visibilmente perplesso. Gesù cercò di rassicurarlo, dicendogli che dopo avrebbe capito (Gv 13,7), ma Pietro protestò: Tu non mi laverai mai i piedi! (Gv 13,8). Gesù disse: Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me (v. 8). Così venne fuori l’impulsività di Pietro, che rispose: Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo (v. 9). Gesù ribatte: Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno che di lavarsi i piedi ed è tutto mondo; anche voi siete mondi, ma non tutti (v. 10). Solo dopo questo lungo dialogo, Pietro fece come Gesù voleva.

Pietro poi dichiarò la sua fedeltà a Gesù, ma Gesù gli disse: In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte (Mt 26,34). Pietro si ostinò a dire che ciò non sarebbe mai accaduto (Mc 14,31), fu dunque abbastanza arrogante e sicuro di sé.

Gesù andò a pregare nel giardino del Getsemani e chiese a Pietro e agli apostoli di vegliare e pregare. Purtroppo però tutti si addormentarono, Pietro compreso, e furono rimproverati da Gesù (Mt 26,40).

Altro episodio negativo fu l’utilizzo della spada. Quando giunsero i soldati per arrestare Gesù, Pietro estrasse una spada e recise l’orecchio di un servo del sommo sacerdote (Gv 18,10). Gesù lo rimproverò e guarì l’uomo ferito (Lc 22,51).

Arriviamo così al famoso rinnegamento. Questo episodio lo si legge nel cap. 18 del Vangelo di Giovanni, dal verso 15 al 27. Il capitolo si conclude con il gallo del canto. In sostanza, dopo che Gesù fu arrestato, Pietro fu riconosciuto come uno dei suoi discepoli, ma lui disse per tre volte che non conosceva Gesù.

 

Pietro al sepolcro

Quando Gesù risuscitò, si manifestò prima a Maria Maddalena, la quale riferì a Pietro e ai discepoli di aver visto il Cristo vivente. Così Pietro e Giovanni decisero di andare al sepolcro per verificare se veramente Gesù non c’era più. Giovanni arrivò per primo, ma non ebbe il coraggio di entrare nel sepolcro; Pietro arrivò dopo, ma fu il primo a entrare. Pietro fu certo: Gesù non c’era . Vide solo il sudario che era stato sul capo di Gesù (Lc 24).

Successivamente Gesù apparve proprio a Pietro, in modo individuale, poi ai discepoli. Il Vangelo di Luca ci dice che due discepoli incontrarono Gesù durante il cammino per Emmaus, quindi tornarono a Gerusalemme e trovarono adunati gli undici e quelli ch’erano con loro, i quali dicevano: il Signore è veramente risuscitato ed è apparso a Simone [che sarebbe Pietro] (Lc 24,33-34).

 

La pesca miracolosa

Giovanni 21,1-11

Durante i quaranta giorni tra la resurrezione e la sua ascensione, Gesù fece un altro miracolo associato alla pesca presso il mare della Galilea.

Gli apostoli andarono a pescare, ma quella notte non presero nulla (v.3). Dopo questa pesca fallimentare, Gesù si presentò loro presso la riva, ma non lo riconobbero. Quando però Gesù disse loro di gettare le reti in mare ed essi non riuscivano a tirarla fuori per la gran quantità di pesci pescati, quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare (v. 7).

Dopo una notte senza aver pescato nulla, le cose cambiarono improvvisamente, infatti i discepoli passarono da una rete vuota (Gv 21,3) a una rete con 153 pesci (Gv 21,11). Il successo dipese dall’ubbidienza dei discepoli, perché Gesù disse loro di gettare la rete dal lato destro della barca (Gv 21,6). Il primo che, attraverso il miracolo, capì che l’uomo sulla riva era Cristo non fu Pietro, ma Giovanni. La reazione di Pietro al riconoscimento di Gesù sulla riva fu tipica della sua natura, ma fu anche una prova del suo amore fervente per il Signore.

 

Il mandato

Giovanni 21, 15-22

Dopo la pesca miracolosa, Gesù sfamò i discepoli che, essendo rimasti a pescare per tutta la notte, avevano bisogno di fare una buona colazione. Dopo una colazione a base di pesce e pane, Gesù intrattenne una conversazione con Pietro che portò a un altro mandato assegnato a Pietro nel servizio del Signore.

Gesù iniziò ad affidare un mandato a Pietro domandandogli tre volte mi ami tu? (Gv 21, 15-17). Il fatto che questa domanda fu ripetuta tre volte ricorda il triplice rinnegamento di Pietro, il quale fu rattristato che egli gli avesse detto per la terza volta: mi ami tu? (Gv 21,17).

In questa conversazione con Pietro, a cui fu affidato un servizio, Gesù non si concentrò solo sull’amore dell’apostolo per lui, ma specificò anche i dettagli del servizio di Pietro dandogli diversi precetti importanti relativi ai suoi doveri. Questi precetti riguardano la necessità di pascere le pecore e di seguire il Salvatore. Gesù infatti ordinò a Pietro: Pastura le mie pecorelle (Gv 21,16). In greco vengono utilizzati due verbi diversi: pascere e pasturare. Il verbo reso con pascere significa sfamare, alimentare, mentre il verbo reso con pasturare significa governare, disciplinare, guidare.

Nell’ultima parte della conversazione con Pietro, Gesù gli ordinò due volte di seguirlo (Gv 21, 19.22). Affidando questo incarico a Pietro, Gesù gli parlò della sua morte e ne predisse la modalità e il carattere: In verità, in verità ti dico che quand’eri più giovane ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani, e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti. Or disse questo per significare con qual morte egli glorificherebbe Iddio (Gv 21, 18-19).

 

La scelta

Atti 1, 13-26

Durante i dieci giorni tra l’ascensione di Gesù e il giorno della Pentecoste, quando scese lo Spirito Santo, gli undici discepoli e gli altri credenti erano radunati nella sala di sopra (v.13). Secondo la maggior parte degli studiosi, si trattava della stessa stanza in cui i discepoli e Gesù si erano radunati la sera prima della crocifissione. Il gruppo, che includeva Maria – la madre di Gesù –, era formato da circa 120 persone (v.15), che trascorrevano la maggior parte del tempo nella preghiera (v.14). La ragione per cui erano radunati era che attendevano la discesa dello Spirito Santo. Prima dell’ascensione, Gesù aveva ordinato ai discepoli di non lasciare Gerusalemme dopo la sua ascensione, ma di aspettarvi il compimento della promessa del Padre, ossia la discesa dello Spirito Santo (At 1,4).

Fu durante quei giorni che Pietro si alzò tra i discepoli e le altre persone radunate per spiegare che erano rimasti solo undici discepoli, invece che dodici, a causa della morte di Giuda Iscariota. Pietro credeva che il gruppo dovesse scegliere un successore per Giuda, quindi li esortò a scegliere il suo sostituto. Pietro aggiunge diversi dettagli relativi alla morte di Giuda di cui i Vangeli non parlano. Matteo, che è l’unico a descrivere la morte di Giuda, afferma che s’allontanò e andò a impiccarsi (Mt 27,5), e questo dice molto riguardo alla colpa e ad altri effetti secondari del peccato. Pietro, invece, descrive anche i dettagli cruenti del suicidio, dicendo che essendosi precipitato, gli si squarciò il ventre, e tutte le sue interiora si sparsero (At 1,18).

Per ricoprire il ruolo che Giuda aveva perso a causa della sua apostasia furono scelti due uomini: Giuseppe, detto Barsabba, il quale era soprannominato Giusto, e Mattia (At 1,23). Fecero a sorte e vinse Mattia.

 

 

 

Inizio

Atti 2, 1-41

Il giorno della Pentecoste fu una giornata di nuovi inizi, e una delle cose più importanti che ebbe inizio in questo giorno fu la predicazione del messaggio relativo a Gesù risorto a tutto il mondo, annunciata inizialmente da Pietro. Nel giorno della Pentecoste, Pietro levatosi in piedi alzò la voce e parlò davanti a una grande moltitudine a Gerusalemme, predicando un messaggio concentrato su Cristo risorto.

I credenti, durante il discorso di Pietro, furono ripieni dello Spirito Santo (At 2,4) e ricevettero la capacità miracolosa di parlare in altre lingue che non conoscevano. Questo permise a tutte le persone di varie nazionalità radunate a Gerusalemme di ascoltare il messaggio nella propria lingua. Pietro promise che, se si fossero ravveduti e battezzati, avrebbero ricevuto il dono dello Spirito Santo (At 2,38).

 

Il miracolo dello zoppo

Atti 3

Il primo miracolo di guarigione relativo alla chiesa primitiva riportato nel libro degli Atti ebbe luogo quando Pietro e Giovanni incontrarono uno zoppo nel tempio di Gerusalemme. Quando giunsero alla porta del tempio, vi trovarono uno zoppo dalla nascita che chiedeva l’elemosina. Pietro e Giovanni non diedero dei soldi al mendicante, ma Pietro gli disse: dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina! (v. 6). La prova della guarigione fu ovvia, perché l’uomo iniziò a camminare e saltare.

Come nel giorno della Pentecoste, anche in questa occasione il mondo non comprese l’opera divina, così Pietro decise anche questa volta di predicare Gesù Cristo.

 

Detenzione

Atti 4, 1-30

Gli episodi avvenuti a Gerusalemme crearono preoccupazione e confusione, così iniziarono gli attacchi contro la Chiesa e Pietro fu il primo bersaglio. Così, mentre Pietro e Giovanni predicavano Gesù morto e risorto, i sacerdoti e il capitano del tempio e i Sadducei (…) misero loro le mani addosso e li posero in prigione (v. 1-3).

Dopo l’incarcerazione, Pietro e Giovanni furono condotti davanti al Sinedrio per essere interrogati: Con qual podestà o in nome di chi avete voi fatto questo? (v. 5-7). Pietro rispose dicendo di aver operato nel nome di Gesù, morto e risorto, e aggiunse: in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati (v. 8-12).

La risposta di Pietro alla domanda del Sinedrio mise a tacere i persecutori. Ciò che udirono e videro fermò temporaneamente il loro attacco, inducendoli a convocare un’assemblea privata. Il Sinedrio aveva capito che Pietro e Giovanni erano popolani senza istruzione (v.13). Dopo l’incontro privato, il Sinedrio riconvocò Pietro e Giovanni, li minacciò e li lasciò andare.

 

Il problema di Anania e Saffira

Atti 5, 1-13

Il problema all’interno della Chiesa che Pietro dovette affrontare in questa occasione riguardava l’aspetto della generosità; il problema era limitato a due membri della congregazione, una coppia: Anania e Saffira.

Bisogna sapere che la Chiesa primitiva di Gerusalemme aveva messo in comune tutte le ricchezze di cui disponeva affinché tutti i membri di chiesa avessero ciò di cui necessitavano nei momenti di prova durante i primi anni della chiesa (At 4,32). Di conseguenza, tutti coloro che possedevano poderi o case li vendevano, portavano il prezzo delle cose vendute e lo mettevano ai piedi degli apostoli; poi era distribuito a ciascuno secondo il bisogno (At 4, 34-35).

Ma un certo uomo chiamato Anania con Saffira sua moglie vendé un possesso e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e portatane una parte, la pose ai piedi degli apostoli (At 5, 1-2). Quando Anania presentò la sua donazione alla Chiesa, Pietro gli parlò con grande severità. Disse che sapeva dell’inganno e disse anche che Anania sarebbe morto; dopo arrivò Saffira e fu anch’essa accusata per il misfatto, dopodiché morì.

Anania e Saffira morirono “improvvisamente” a causa del loro peccato e diciamo che la loro morte è tema di discussione tra i commentatori biblici. Alcuni studiosi hanno detto che, probabilmente, sia stato proprio Pietro a uccidere questa coppia, punendoli per il loro peccato; altri invece dicono che Dio abbia mandato un angelo della morte a punire i due peccatori. Diciamo che la prima versione è più materialista e la seconda più spirituale. Io lascio al lettore la libertà di scelta tra le due versioni.

 

 

Simon Mago

Il libro degli Atti ci presenta ad un certo punto un personaggio controverso, ossia Simon Mago. Pietro e Giovanni andarono in Samaria e qui trovarono questo stregone molto potente che già da tempo esercitava nella città le arti magiche e faceva stupire la gente di Samaria, dandosi per un qualcosa di grande. Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: Costui è la potenza di Dio, che si chiama la Grande. E gli davano ascolto, perché già da lungo tempo li aveva fatti stupire con le sue arti magiche (At 8, 9-11). Prima di Pietro e Giovanni, giunse Filippo in Samaria e predicò il Vangelo, così anche questo potente mago si convertì e si fece battezzare.

Dunque gli apostoli imponevano le mani sui peccatori e su di loro discendeva la potenza dello Spirito Santo. Simon Mago vide questa opera grandiosa e volle fare ugualmente lui, così offrì loro del denaro, dicendo: Date anche a me questo potere, affinché colui sul quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo (At 8, 18-19). Qui intervenne Pietro, dando una risposta molto severa: Vada il tuo denaro in perdizione con te, perché tu hai pensato di poter acquistare il dono di Dio col denaro (v.20).  Ma, dopo questa dichiarazione, Pietro aggiunse: Ravvediti dunque da questa tua malvagità e prega Dio che, se è possibile, ti sia perdonato il pensiero del tuo cuore (v.22). Simon Mago chiese agli apostoli preghiera per lui. E così si conclude l’episodio, senza aggiungere altri dettagli sulla storia.

 

Guarigione di Enea

Atti 9

Pietro si spostava nelle zone limitrofe a Gerusalemme, così giunse in una città chiamata Lidda, dove trovò un uomo malato chiamato Enea. Quest’uomo già da otto anni giaceva in un letto, perché era paralitico (v.33). Pietro qui agì in modo molto solenne, dicendogli: Enea, Gesù, il Cristo, ti guarisce; alzati e rifatti il letto (v.34). Enea subito si alzò guarito. Grazie a questo miracolo, molti si convertirono.

 

Risurrezione di Tabita

Atti 9

In un altro paese vicino, una giovane donna, che faceva molte opere buone, si ammalò e morì. Ebbene, arrivò Pietro e fece uscire tutti dalla stanza in cui era la giovane morta, di nome Tabita. Poi disse alla fanciulla di alzarsi, ed ella aprì gli occhi e, visto Pietro, si mise a sedere (v.40). Pietro poi aiutò Tabita ad alzarsi e la presentò viva a tutti quanti. Grazie a questo miracolo, ci furono tanti convertiti.

 

Il centurione Cornelio

Atti 10

Fino a quel momento, il Vangelo era predicato solo agli ebrei, ma ad un certo punto avvenne un cambiamento. Il libro degli Atti parla di un uomo pio e timorato di Dio centurione della coorte, detta Italica. Questi ebbe una visione di un angelo, il quale gli disse di mandare a chiamare Pietro.

Nel frattempo, Pietro fu rapito in estasi ed ebbe una visione: vide un lenzuolo con tanti tipi di animali impuri e una voce gli disse di ammazzarli e di mangiarli; ma Pietro si rifiutò dicendo che non aveva mai mangiato nulla di impuro, e la voce gli disse: Le cose che Dio ha purificate, tu non farle impure (v.15). Questo era un messaggio velato riferito a quello che Dio aveva deciso di fare per Cornelio, romano e quindi paragonabile ad un animale impuro (i puri erano solo gli ebrei).

Dopo Pietro fu chiamato e fu condotto da Cornelio, il quale, vedendo Pietro, gli si gettò ai piedi e l’adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: Alzati, sono anch’io un uomo (v.25-26). Questa scena è molto importante, perché significa che Pietro non voleva essere adorato, per non prendere il posto di Gesù.

Seguì la predicazione di Pietro, fatta in presenza di molte persone. Parlò della morte e resurrezione di Gesù e disse che Dio non fa parzialità (v.34). Mentre Pietro predicava, è scritto che lo Spirito Santo scese su tutti coloro che udivano la parola (v.44). A questo punto, tutti gli ebrei credenti e circoncisi rimasero meravigliati che il dono dello Spirito Santo fosse stato sparso anche sui gentili, perché li udivano parlare in altre lingue (v.45-46). Pietro chiese così a tutti se qualcuno aveva il coraggio di vietare a tutti quegli uomini benedetti da Dio di ricevere il battesimo, quindi comandò che fossero battezzati nel nome del Signore Gesù (v.48).

Pietro fu accusato successivamente per questo gesto, e il capitolo 11 degli Atti si apre dicendo che Pietro si dovette giustificare davanti alla Chiesa per aver fatto battezzare Cornelio e tutti quegli uomini gentili. Pietro fece un discorso convincente, e alla fine essi si calmarono e glorificavano Dio, dicendo: Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche ai gentili per ottenere la vita! (At 11,18).

 

 

Pietro in catene

At 12, 1-23

Il capitolo 12 si apre dicendo che il re Erode cominciò a perseguitare la chiesa di Gesù, così fece uccidere Giacomo, fratello di Giovanni. Poi, vedendo che questo piaceva agli ebrei, fece arrestare anche Pietro (v.3). Sta scritto che, mentre Pietro era in carcere, tutta la chiesa pregava incessantemente per lui (v.5). Poi si legge che arrivò un angelo di Dio e una luce risplendette nella cella (v.7). L’angelo svegliò Pietro e gli disse di alzarsi, e le catene gli caddero dalle mani (v.7). L’angelo disse a Pietro di avvolgersi in un mantello e di seguirlo; Pietro ubbidì pensando di avere una visione (v.9). L’angelo accompagnò Pietro fino all’uscita della città e improvvisamente sparì.

Quando Pietro si rese conto di essere libero, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, dove molti fratelli erano radunati e pregavano (v.12). Quando Pietro bussò alla porta d’ingresso, una serva si avvicinò per vedere chi fosse e, udita la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse dentro e annunziò che Pietro stava davanti all’ingresso (v.14). Nessuno le credeva e pensavano che fosse impazzita, ma Pietro continuava a bussare e quando finalmente gli aprirono, rimasero tutti sbalorditi; ma egli, fatto loro cenno con la mano di tacere, raccontò loro come il Signore lo aveva fatto uscire dalla prigione (v.17).

Qui finisce il racconto biblico sulla vita e le opere di san Pietro.

 

La morte

La Bibbia non dà alcuna informazione sulla morte di questo importante apostolo. Dobbiamo quindi rifarci alla tradizione cristiana, secondo cui Pietro sarebbe andato a Roma, dove fu imprigionato a seguito della persecuzione di Nerone. Si narra che Pietro fuggì dal carcere e si diresse verso la via Appia. Fu nuovamente catturato e, secondo la tradizione trasmessa dai padri della Chiesa (Girolamo, Tertulliano, Eusebio e Origene), fu crocifisso a testa in giù per sua stessa richiesta. Questo episodio si colloca tra il 64 (anno dell’incendio di Roma e dell’inizio della persecuzione a opera di Nerone) e il 67.

Nella prima lettera di Clemente (97 d.C. circa) si trova scritto:

“Per invidia e per gelosia i più validi e i più importanti pilastri della Chiesa hanno sofferto la persecuzione e sono stati sfidati fino alla morte. Volgiamo il nostro sguardo ai santi apostoli… San Pietro, che a causa di un’ingiusta invidia, soffrì non una o due, ma numerose sofferenze e, dopo aver testimoniato con il martirio, assurse alla gloria che aveva meritato.”

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